Summer school writing della prof.ssa T.Preta – “La cultura è il superfluo indispensabile”?

Cari amici lettori, oggi affrontiamo in tema che mi sta molto a cuore, essendo io una classicista. Ho, infatti, proposto la lettura del saggio di M.Bettini “A che servono i Greci e i Romani”, Einaudi ed. ed i ragazzi così hanno potuto riflettere sull’opera lasciandomi una traccia scritta che ho rivisto, seppur superficialmente.

Ad aprire il dibattito su: “Ha ancora senso la classicità oggi, con i suoi valori immortali?” è Luca Valotta, della classe 4 C.

Domani il secondo testo ad hoc. 

Buona riflessione.

Recensione di “A che servono i Greci e i Romani” di Maurizio Bettini

Maurizio Bettini ( nato a Bressanone nel 1947 ) è uno dei classicisti più rinomati del nostro tempo. La sua è una vita dedicata all’insegnamento, infatti insegna Filologia Classica all’Università di Siena, e alla letteratura. Con i suoi libri e volumi ha sempre cercato di essere promotore di una rivoluzione culturale in Italia. Questo libro, certamente, riesce ad avvicinare il lettore a questa battaglia e può rappresentare, in relazione con la sua produzione precedente, il libro che più di tutti mette in luce questo proposito. “ A che servono i Greci e i Romani ” è un saggio che cerca di riportare quel valore di “industria” nella società italiana di oggi. Una delle parti più importanti, a mio avviso, è la definizione di cultura, presente nel prologo, secondo cui: “La cultura è la somma di tutte quelle cognizioni che non rispondono a nessuno scopo pratico,ma che si debbono sapere se si vuole essere degli esseri umani e non delle macchine specializzate. La cultura è il superfluo indispensabile”.

L’intero libro analizza e completa questa definizione, cercando di dimostrare due punti principali: il perché e in quali termini questa spiegazione oggi non viene osservata e sembra quasi dimenticata e il come sia possibile risollevarsi da questa indegna situazione, recuperando cioè humanitas atque urbanitas che hanno da sempre distinto l’Italia e il suo popolo e che oggi rimangono valori dormienti, un gene annullato da altri nel nostro DNA.

Dal mio punto di vista, il Bettini raggiunge pienamente questo suo obiettivo; il suo saggio infatti investiga, approfondisce da molteplici prospettive la nostra società e ne mette in luce i principali problemi, con straordinario ottimismo. Lo scrittore infatti ritiene che sia realmente possibile, anzi, quasi un evento dettato dal Fato, una nuova rivoluzione culturale  contemporanea. In realtà, questo progetto rimane molto più

astratto e irreale di quanto era stato previsto: la situazione culturale italiana infatti non fa cenno di miglioramento. Secondo me, per ottenere qualche risultato positivo, occorre che un maggior numero di persone, e non solo studenti nei licei classici disseminati in tutta Italia, prenda in mano questo saggio, non solo per il messaggio che vuole dare al lettore, ma anche perché rappresenta una piacevole lettura.

Lo stile dell’autore infatti, è molto chiaro e scorrevole. Di particolare rilevanza è l’uso assiduo e incessante di condizionali. Grazie a questi ultimi, Bettini disegna uno dei passaggi più significativi del testo: la società ideale e utopica che, facendosi guardiana della cultura, dovrebbe divenire modello etico e politico per tutti gli Italiani.

Il registro lessicale è medio-alto, il che apre gli orizzonti di questo saggio ad un pubblico ideale molto vasto e i continui riferimenti alla tradizione greca e latina sono di fondamentale importanza in quanto stabiliscono una difficile connessione tra la nostra società, relativamente giovane, con quella dei nostri progenitori latini e greci. Questa connessione è difficile da raggiungere perché al giorno d’oggi, quella bellissima definizione di “cultura” che è stata corrotta dal mondo capitalistico e finanziario in cui versa la società contemporanea mondiale. A ragione di ciò, la riflessione sul rapporto tra cultura ed economia occupa una posizione dominante nel testo e, soprattutto, mette in luce uno scenario drammatico e quasi apocalittico. Oggi infatti, il governo italiano odierno e quello delle precedenti legislature, hanno deciso di tagliare notevolmente i fondi destinati alla cultura e in particolare ai musei e alle organizzazioni private che si trovano costrette da sempre a combattere queste decisioni così avventate e superficiali. La critica di Bettini però non coinvolge solo le decisioni politiche, ma anche il comportamento passivo della società che, muta, assiste allo sgretolarsi del proprio “patrimonio”. Il mondo della finanza è entrato e si è radicato profondamente nel mondo della

cultura che precedentemente non era asservita a nessun altro campo ma era fine a se stessa. Questo è accaduto per via di numerosi fattori, primo fra tutti l’indebolimento dei licei classici: questo va eliminato con tutti i nostri sforzi. La voce di Bettini è un’eco in un deserto e, sebbene sia nella verità non riesce a contrastare quell’ordine di pensiero che oggi ci caratterizza. La possibilità di cambiamenti così radicali sono

molto remote e richiederebbero ben più di una voce per la loro realizzazione.

Il saggio è un testo molto efficace e armonioso. La lettura aiuta molto il lettore a constatare i problemi, o meglio, i morbi che affliggono questa società, aprendo la polemica a diversi ambienti, tutti correlati a questa tematica. Consiglio la lettura soprattutto agli studenti dei licei di ogni genere perché nasca un fronte comune davanti a tanto abbandono.

Luca Valotta – classe 4 D del Liceo Classico “M.Morelli” di Vibo Valentia