Salve a tutti gli alunni e i lettori che mi seguono su questo blog,
il 20 agosto si è svolta la manifestazione “Fare i turisti nella propria città” – Vibo in scena, durante la quale alcune mie allieve, Greta Mazzeo (classe 4 A) e Antonella Schiavello (classe 4 C) si sono offerte di prestare la propria voce, insieme a me nella chiusa, per leggere ai partecipanti, in numero davvero alto, più di 150 persone, i seguenti brani della mia produzione lirica:
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Il canto della ninfa Scrimbia
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La maga Sibilla
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La ballata di Diana Recco
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Apostrofe al viandante di Hipponion
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L’abisso di Pàndina
L’itinerario ha toccato i seguenti siti storico-artistici:
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Chiesa del SS.Rosario che fu dei Francescani Conventuali, sec. XIV
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Cappella De Sirica-Crispo. sec. XIV
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Chiostro dei Francescani Riformati, sec XVI
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Chiesa di Santa Maria degli Angeli, sec. XVII
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Sagrestia lignea di Fra’ Diego da Moteleone, nella suddetta chiesa, sec. XVII
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Palazzo Gagliardi, sec. XIX, esterni
Il contributo che intendo offrire è inerente al poco conosciuto CHIOSTRO dei Francescani Riformati, nell’attuale Convitto Filangieri, pieno di beni culturali di notevole valore. Si tratta di un piccolo stralcio di un mio storytelling che uso durante le mie passeggiate lettererie.
” I luoghi vanno narrati – Visitando il chiostro dei Francescani Riformati”.
“Una rete di luce nelle Calabrie”: questa fu Monteleone. Corpo imprevedibile, itinerario irregolare per estetica e passione. Città di scintille e ombre affascinanti. I suoi cortili, i palazzi, i chiostri, i sagrati, gli slarghi… il dedalo delle viuzze irregolari … diventano palcoscenico di una vita che va oltre la vita stessa. Dentro questo tessuto, vi è una traccia per noi cittadini appassionati, esteti e cultori dell’arte. Da seguire con passione e caparbietà…
Un’idea, quella dell’attraversare gli spazi aperti del groviglio della città, che nasce proprio dalle mie passeggiate, quando si scorgono quegli improvvisi ed imprevisti scorci da cui si intravedono spiragli di vita passata, giardini che furono delizie del passato e il passaggio di qualche “disturbata divinità”. Nell’inestricabile rete del passato di Vibo credo di aver trovato una “maglia rotta” e in questo squarcio io penetro e farò penetrare voi. Da un mal chiuso portone, scorgeremo alla montaliana maniera il giallo di un limone o il grigio di un capitello…e ci illumineremo di bellezza…
L’alto potenziale “archeologico” del Convitto Filangieri è dimostrato dalla presenza su una delle pareti del chiostro, di una “pastiche” che racchiude una serie di reperti composti da frammenti di bolli su tegole e di arule o piccole are. Bolli murati Attraverso la documentazione esaminata nel corso di questa ricerca non è stato possibile risalire ad alcuna informazione esplicita circa la presenza di questi materiali antichi. Però, scorrendo il testo scritto di G.Battista Marzano – Ispettore agli Scavi e Antichità nella seconda metà dell’800 – “Per la solenne inaugurazione del Museo Comunale in Monteleone”- ad un certo punto, l’ispettore riferisce di donazioni di materiale antico ricevute per il costituendo museo archeologico da parte di cittadini ed amici.
È ragionevole pensare dunque che, una volta sfumata l’idea del museo, qualcuno avesse messo insieme e murato sulla parete del chiostro i numerosi frammenti di bolli e arule per evitare che andassero dispersi.
Interessanti materiali, in ottimo stato di conservazione, sono venuti alla luce, inoltre, nel corso di una sistemazione pavimentale del chiostro. Si tratta di ceramica a vernice nera databile tra il IV-III sec.a.C., ed un reperto più antico, un’antefissa con il volto di sileno che si data addirittura al VI sec. a.C.
In questo chiostro trovasi altro materiale prezioso de-contestualizzato dal suo luogo di appartenenza: lastre tombali, epigrafi, materiale plastico decorativo… oltre alla famosa epigrafe della fontana della ninfa Scrimbia, spezzata in due blocchi, un tempo posta sul monumento, datato al 1630.
Tutto ciò merita un’attenta visita, come quella descritta da me alla mia Summer school.
Prof.ssa T.Preta
I bolli figulini, resti di antefisse, maschere, trabeazioni…etc e le arule murate nella parete del chiostro di Monteleone
Uno dei due blocchi dell’epigrafe marmorea della fontana della ninfa Scrimbia, sec. XVII, inglobato in un sostegno cementizio nel chiostro