Summer School writing della prof.ssa Titti Preta: La lezione empatica

Benvenuti nella sezione del blog dedicata al mio corso di scrittura, destinato agli allievi del mio liceo. Ecco la traccia proposta e lo svolgimento che mi è piaciuto di più. Buona lettura. 

P.S.Durante lo svolgimento, bandito il cellulare!

Prof.ssa T.Preta

 

“La lezione è come un lume che s’apre e sboccia a poco a poco nell’anima di ognuno, ingrandisce e illumina tutti di un unico palpitare di luce. E maestro e scolari. Anche il maestro impara come gli scolari facendo lezione: perché imparare non è altro che scoprire sé e chiarire sé a se stessi.”   Tratto da: Manara Valgimigli, La mia scuola, lettura fatta in Pisa nell’aprile del 1921.

Partendo dalla citazione di uno dei massimi classicisti della modernità, Manara Valgimigli (1876 – 1965), traduttore dei Tragici greci e di Aristotele, storiografo della critica antica, ma anche fervido e squisito memorialista della civiltà carducciana nell’estrema propaggine del suo tramonto fino alla contemporaneità, esponi liberamente il tuo pensiero, alla luce della tua esperienza di liceale.

 

La lezione è quel momento in cui si apre un confronto tra due universi vasti, rappresentati dal docente e dall’alunno, in cui vi è quell’empatia, quasi una patina di magia, che avvolge la lezione.
È quel momento in cui s’incontrano non solo conoscenze, ma ideologie, gusti in campo letterario e cinematografico, anche stili di vita, che conferiscono “scaglie di umanità” alle due parti
coinvolte.
Certo, non tutte le lezioni sono così… mi riferisco a quelle che sono pregne di quell’umanità alla latina, l’ humanitas,, per cui la cultura nobilita l’animo, in cui alunno e docente discorrono di ciò che si è letto la sera prima, ciò che si è studiato con bruciante passione, per poi fare riflessioni e instaurare
diramazioni con la realtà del presente.
E quindi viene a crearsi un rapporto illuminante e luminoso, che, a mio avviso, sorge con quegli insegnanti che portano avanti in tutti i suoi aspetti, l’Uomo. Le cosiddette “materie umanistiche”, molto spesso denigrate e delle quali però non ci si può non interessare, perché come diceva Terenzio, il famoso  commediografo latino :<< Homo sum,humani nihil a me alienum puto >> (sono Uomo e non mi è indifferente niente di ciò che concerne l’Uomo). Occuparsi della crescita degli studenti come esseri umani, di cui c’è una spaventosa penuria nel nostro mondo.
Non si tiene più a mente che la società, quanto meno nei paesi, dove l’istruzione è, per così dire,
sorretta dai ministeri, quindi istituzionalizzata, nasce dalla scuola.
Certo, il docente ha conoscenze maggiori che, però, deve donare ai suoi studenti, in
modo da stimolarli a creare quell’esigenza di bello, che sembra sempre di più
mancare.
Questo perché ci si dimentica dell’importanza delle materie che studiano l’Uomo e i docenti sono costretti a filtrare la luce abbagliante dei loro insegnamenti, attraverso delle lenti ottiche, che trasmettono una lucina debole e smorta, che non accende il fuoco del confronto. Ancora, però, c’è chi resiste a questi freni burocratici; chi non si ferma a pagine manualistiche, che
dovrebbero contenere la dimensione quasi infinita della storia, letteratura e
filosofia.
E chi ha la fortuna di incontrare quell’insegnante che vivifica ciò che
spiega, inanella, spiegazione dopo spiegazione, un tesoro grandissimo.
Antonio Bellamacina, classe 4 C Liceo Classico M.Morelli – Vibo Valentia 

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