Gli occhi neri di Aisha – racconto verità sull’immigrazione oggi

Premessa dell’Autrice

Il presente volumetto è stato appositamente preparato come libro di lettura per gli alunni delle Scuole Secondarie di Primo e Secondo grado e mantiene un “assetto didattico” utile per i ragazzi, ma nel contempo lascia alla libera inventiva dei docenti ogni iniziativa vòlta alla sperimentazione che ha come mèta il sapere.
E’ fondamentale il ruolo degli insegnanti, sempre chiamati in causa come irrinunciabile guida da chi, come me, si è votata a questa missione, alla stregua di un “apostolato laico di vita”.
Inutile ribadire quanto sia basilare la centralità della lettura per la formazione dell’individuo, prim’ancora che dell’allievo, in un’età di snodo quale è quella dei ragazzini dagli 11 ai 14 anni circa.
Questo testo l’ho pensato per loro, per far scoprire il gusto di leggere e riflettere. E’ stato scritto da una professoressa di Lettere che parla della sua terra, la Calabria, ma è rivolto a tutti, calabresi e non.
Ed anche agli adulti, ai genitori che vorranno compartecipare al mio progetto, accanto ai loro ragazzi. Non lasciate i fanciulli da soli a leggere, ma state loro vicini, magari semplificando ciò che sembra difficile e compiendo insieme il viaggio più magico e bello che possiate mai fare: quello della fantasia e della conoscenza.
Ai ragazzi dico: “Spegnete cellulari e tablet per mezz’ora e immergetevi nella storia di Aisha, anche se si tratta di fare i compiti assegnati”.

Alle insegnanti e agli insegnanti, che stimo tantissimo, dico sin d’ora: “Grazie”.
 

1.

Aisha ha solo dieci anni e non conosce la parola libertà. Ne aveva cinque nel 2011, quando nella sua terra, la Libia (1), scoppiò la “Primavera araba” (2) e la vita cambiò d’un colpo sotto i suoi occhi, neri e profondi.
Aisha ora sa che non può più giocare con la sua bambola di pezza per strada e deve crescere in fretta. Da questo capisce che la realtà attorno a sé è cambiata, che l’infanzia è finita e non tornerà più.
Gli occhi di Aisha sono avvezzi a guardare un cielo di piombo, in cui è stato cancellato il volo degli uccelli e le nuvole rosse grondano sangue e lacrime.
A scuola, quando frequentava il primo anno, la maestra Amina le parlava del Colonnello Gheddafi (3) e delle sue prodezze e le faceva vedere la sua icona su un quadro: raffigurava un uomo dall’aspetto truce, coi baffi, gli occhiali scuri che coprivano il suo sguardo e un turbante in testa.
Un giorno, inspiegabilmente, il suo nome non fu più pronunciato, e guai a chi lo avesse fatto.
Dalle strade di Tripoli sparirono di colpo le gigantografie del rais (4) e gli occhi neri di Aisha si abituarono ai volti effigiati degli eroi, i miliziani di una nuova guerra.
Sono i combattenti martiri, per i quali si riversano gli infiniti pianti delle madri, delle mogli e dei figlioletti. I padri, pur volendo piangere, non lo fanno perché un vero arabo non deve mai mostrarsi fragile e commuoversi.
Aisha ha capito che nella sua città, situata in una conca di amena bellezza, la pace e la gioia non torneranno più.
Nei primi tempi aveva paura dei razzi sparati a velocità supersonica in prossimità del mare, verso il grande Golfo. Si terrorizzava se sentiva le urla della gente che si gettava all’improvviso nelle strade, pure in mutande per salvarsi la pelle.
In seguito si abituò alla vista delle case smantellate e dei palazzi scoperchiati, come al suono perforante degli arbatash (5).
Ora è diventata una piccola donna e ha capito perché non ha potuto più giocare libera e gaia per le vie della sua città, sradicata (6) dal mondo in cui viveva felice e spensierata.
Gli occhi neri di Aisha sono due olive secche (6) che trattengono il dolore.
La sua amata bambola di pezza, realizzata a mano da nonna Khalida, si è sporcata di polvere e non le sorride come un tempo, però lei se la stringe forte quando riposa.
Una volta, se di notte aveva paura, accendeva la lucina nella cameretta che divide col fratello Youssef.
Ora non più, perché la corrente elettrica di sera viene staccata e solo la bambolina può consolarla o, a volte, la luce fievole di una candela.
La piccola vita di Aisha è divisa tra un “prima” e un “dopo”, tra la felicità e il dolore, tra il bene e il male.
E il futuro è una nuvola nera che si addensa sul cielo puro della sua infanzia (6).