Leggendo la ninfa Scrimbia … – recensioni degli amici lettori

Il Segreto della ninfa Scrimbia

 

Recensione di Maria Loscrì – aprile 2017

 

Un romanzo mistery affascinante, intrigante che coinvolge il lettore, sin dalle sue primissime battute, tenendolo con il fiato sospeso fino alla fine.

Ogni sua pagina vibra di emozioni straordinariamente reali, tanto da rendere i protagonisti del racconto vicini, anzi parte integrante di quel turbinio di sentimenti e relazioni che molto spesso caratterizzano anche la vita quotidiana.

Fiorella Paribeni, protagonista del romanzo, è una figura amabile nella sua dotta posizione di epigrafista ed antichista de “La Sapienza” di Roma”. In diverse parti del romanzo emerge una femminilità straordinaria che ne rendono il ruolo ancor più accattivante.

Giunta nella città di Vibo Valentia, già Monteleone di Calabria, grazie ad una lettera di invito che porta la firma di tale Margherita Navarra, donna dedita alla scultura e all’arte ed in genere alla ricerca del bello, la bella e affascinante studiosa romana vivrà, nel piccolo centro vibonese, un’intensa settimana di misteri, incontri con loschi personaggi, situazioni da brivido e persino morti sospette che tengono ben desta l’attenzione del lettore, in attesa che arrivi il fatidico 20 ottobre, data in cui è stato organizzato il simposio “Cento Anni dal viaggio del Mommsen”, per celebrare, appunto il centenario della venuta a Monteleone di Calabria del più grande classicista del XIX secolo, Theodor Mommsen.

Fiorella Paribeni accetta senza esitazioni l’invito rivoltole poiché, fra l’altro, le viene contestata l’affermazione, contenuta nella sua pubblicazione sulla rivista “Atene e Roma”, circa la veridicità di un luogo che Mommsen, invece, cita nel suo diario.

L’arrivo a Vibo Valentia sarà reso particolarmente gradevole a Fiorella, dalla presenza di Olga de’ Benedetti, una mercante d’arte con la quale aveva condiviso alcuni anni di studio e che la riporta, con la memoria, agli anni felici dell’università.

Diversi altri personaggi compaiono su una scena spesso intricata e fitta di mistero, da Elvira Cataldo, contessa collezionista, a Prospero Bartolomei, espero d’antiquariato, a Don Fabrizio de’Flores, il parroco, a Federico Ghislandi che si presenta come direttore dell’Archivio di Stato di Vibo Valentia per rivelarsi, alla fine, ben altro.

Sullo sfondo rimane la figura di Adriano, un giovane alto e slanciato, un Apollo dagli occhi azzurri e dalla pelle glabra, verso il quale, in più punti del romanzo, emerge più o meno chiaramente, una debolezza di Fiorella, quasi a voler rendere ancor più femminile i tratti di una studiosa razionale che, con grande intuito e coraggiosa tenacia, presenta, alla conferenza di palazzo Caracciolo, uno svelamento che, allo stesso tempo, è anche l’ammissione di un errore commesso dalla Paribeni nel suo studio. Il luogo e la musica celestiale descritti dal Mommsen sono reali e descritti in una breve nota del diario ancora inedito dello stesso, non una proiezione della psiche, né il frutto dell’immaginazione dello studioso.

Nella notte descritta da Mommsen, il 20 ottobre 1873, la donna che faceva da medium (Margherita Navarra, che riteneva di essere la reincarnazione di Artemisia Franceschi, compagna di Cosimo Fanzago, un artista bergamasco, autore di diversi, pregevoli lavori in argento e oro), morì in circostanze misteriose. Anche Artemisia, esattamente come Eremburga, moglie di Ruggero il Normanno, praticava strani riti in onore della dea Scrimbia, tanto da venire tacciata di stregoneria. Esattamente come Fiorella, Margherita era nata il 20 ottobre di cento anni prima e la data della sua morte coincide con la data della conferenza organizzata a Vibo Valentia. La paura di Fiorella, nel succedersi degli avvenimenti spesso inquietanti della narrazione, è che si tratti proprio di una profezia su di lei. A maggior ragione porterà avanti con caparbia e audacia il suo progetto di svelare i profondi segreti che avvolgono, inaspettatamente, l’intera vicenda.

Anche Federico Ghislandi è una figura di spicco nell’intero romanzo: è un uomo elegante, un bel quarantenne appena brizzolato, astuto e sorprendente fino alla fine!

E poi il mistero di Scrimbia, la ninfa pagana il cui culto era stato cristianizzato nella venerazione a Rosalia, la casta e pura ancella di Cristo. Scrimbia e Rosalia legate insieme dallo stesso destino: paganità e cristianità che si incontrano e si immolano per amore. Scrimbia si dispera per troppo amore e diventa una dea, mentre Rosalia, il cui nome nasce dalla contrazione di rosa e lilium, cioè il giglio, simbolo della purezza, rifiuta l’amore terreno e ascende a Dio…..

Il culto delle acque che nell’antichità erano civiltà, progresso, igiene e salute.

Nel romanzo di Maria Concetta Preta, il segreto di Scrimbia è racchiuso in una medaglietta che viene consegnata a Fiorella da Adriano con l’espresso invito, da parte di costui, alla ricercatrice, di guardare l’immagine su di essa rappresentata con il cuore, non con la testa…..

Anche la civetta che compare su di essa, icona accostata dai Greci ora ai riti ufficiali, ora a quelli misterici e segreti, simbolo ricorrente negli artefatti monteleonesi, accompagnerà e proteggerà Fiorella durante la sua estenuante ricerca, quale erede di Scrimbia che, in quanto dea immortale, non sparirà mai.

Pregevoli sono le descrizioni dei tesori artistici, archeologici, epigrafici della città di Vibo Valentia e di altri centri limitrofi, quali Mileto, antica capitale normanna e Papaglionti, frazione di Zungri, un piccolo centro agricolo del Monte Poro, fatte con precisione e puntualità dalla scrittrice Maria Concetta Preta.

Grande attenzione è riservata anche ai dettagli storici, pur senza trascurare miti, tradizioni popolari, misticismo, superstizione che, in un intreccio fitto e coinvolgente, tipico delle migliori fiction televisive, fa trattenere il fiato fino alla fine.