INTERVISTA ALL’AUTRICE: M.CONCETTA PRETA luglio 2016

Ombra Diana CopertinaChi è Maria Concetta Preta di Laura Percassi10253803_645261115594809_8382942626991509692_n
Intervista rilasciata a “Il Fatto di Pizzo” il 20 luglio 2016
Maria Concetta Preta, vibonese, docente di Lettere Antiche ed antichista, delegata del F.A.I. da lei fondato nella sua città di cui ha coordinato per anni le attività culturali col mondo della scuola,

dopo essersi occupata di epigrafia latina e Beni Culturali e aver dato alle stampe il saggio storico: “Il municipium di Vibo Valentia, ed. Mapograf, 1992, (Terzo posto per la Saggistica storica al Premio di Feroleto Antico 2014), ha debuttato nel 2012 nella narrativa con il giallo storico mystery: ”Il segreto della ninfa Scrimbia”, Meligrana ed., che si è aggiudicato, tra gli altri, il premio Nazionale “Le Parole di Arianna” e che è risultato pre-finalista al prestigioso Premio Tropea ed. 2013.

Nel 2013 pubblica il noir “La signora del Pavone blu” (YCP), di cui si segnala la vittoria alla sezione Gialli del Premio Letterario “Nero su Bianco” (BN) 2014 e che è giunto ormai al settimo riconoscimento nazionale.

Quindi, nel 2014, la fiaba mitologica “Scrimbia” ( segnalata al premio “Narrando per passione” , Messina, con menzione d’onore, 2014) e, nel 2015 “Rosaria, detta Priscilla, e le altre – Storie di violenza e femminicidio” (entrambi Meligrana ed.) opera che hanno riscosso numerosi riconoscimenti a livello nazionale (tra cui “Il Murgo Gioiosano”, ME 2014) e che svela la poliedricità dell’autrice, attiva anche sul versante della poesia e dell’indagine archeologico-antiquaria locale.
  A settembre 2015 è la volta di: “Angela la Malandrina – Storia di brigantaggio e libertà”, YCP ed. (vincitore assoluto del Premio “Araldo di Gasperina”, CZ 2015), mentre con il giallo noir inedito “Bella di notte” è arrivata seconda al Premio Letterario “Parole nel vento” CZ, ed. 2014.
  Numerose sue composizioni poetiche sono state insignite di onorificenze e compaiono in svariate antologie di premi letterari nazionali anche se lei ama non definirsi poetessa.
  Ricordiamo, tra i premi più prestigiosi, il secondo Posto al “Giugno Locrese” 2014 con la lirica “Mediterraneo”, basata sul “melting pot” dei popoli nel crocevia che è “il Mare di mezzo”, il crogiuolo delle razze e della civiltà mediterranea: è una riflessione sul mondo islamico.
  I suoi racconti al femminile, sospesi tra indagine antropologica e psicologica, riscuotono unanimi consensi: l’ultimo, in ordine di tempo, è stato a Venezia per il monologo-confessione “Una donna negata”, Premio Marzo Donna 2016, che si è aggiudicato il secondo premio assoluto.
  Il Primo maggio del 2016 M.C.Preta è risultata vincitrice assoluta con “Stanco Sud” a Oratino-Campobasso, premio “A.Giovannitti”: è una lirica esistenzialista di matrice realistica, incentrata sulla situazione della Calabria odierna.
 Ultima pubblicazione (marzo 2016): “L’ombra di Diana”, romanzo giallo-storico incentrato sulla leggenda di Diana Recco (Monteleone, sec. XVI d.C.), sua ultima riscoperta e rielaborata in chiave romanzesca e intrigante.
La scrittrice è attiva anche come giurata di qualità in Premi letterari e come opinionista e blogger on line.
Segnaliamo il blog di riflessioni di carattere sociologico sul mondo delle donne e della violenza di genere, dell’immigrazione e delle culture islamiche, ma anche della storia, archeologia e mito …  su “Il fatto di Pizzo”.
Scrive pure per “Polis”, rivista mensile di Nicotera e per “Rivista Santa Maria” di Serra San Bruno.
Ha pubblicato numerosi articoli di archeologia, antiquaria, storia antica e memorie locali su “Monteleone” riguardo miti e leggende del mondo antico in Magna Grecia e Calabria.
Si definisce “testimone del Sud tra passato e presente”.
Numerose le sue presenze nelle scuole del territorio sia per la promozione dei suoi libri, sia come opinionista e referente di progetti culturali. Gli ultimi, in ordine di tempo sono stati:
– Flash mob letterario e artistico #Zero Violenza, da lei promosso nelle scuole del centro cittadino di Vibo il 14 maggio. L’autrice ha curato un apposito laboratorio letterario didattico sulla violenza alle donne, di cui è testimonial.
– Manifestazione “Emigrazione e Immigrazione” nel Sud del mondo: il Mediterraneo tra passato e presente, svoltasi nella scuola media Buccarelli di Vibo il 26 maggio: si è trattato di un progetto- pilota a sfondo sociale inerente il fenomeno dilagante dell’immigrazione, riguardo al quale la scrittrice sta per avviare un lavoro letterario da rivolgere proprio agli studenti delle scuole medie.
Prossimi impegni:
– Estate in tour letterario: “Diana, Angela e Priscilla: tra mistero e realtà, fascino e dolore, leggenda e storia”. Presentazione di L’ombra di Diana; Rosaria detta Priscilla e le altre; Angela La Malandrina, brigantessa del Pollino;
– Madrina d’onore alla mostra ”Contemporary Art” che si terrà a Tropea dall’8 al 22 agosto, nella quale presenterà il noir “La signora del Pavone blu”;
– Partecipazione a nuovi premi letterari in Sicilia, Campania, Puglia, Calabria, Toscana, Abbruzzo;
 – Manifestazione del Cepell di cui è messaggera della lettura: “Libriamoci” nelle scuole elementari medie : “Kore e Scrimbia: miti e dee del nostro territorio narrate in forma di fiaba”; “Gli occhi neri di Aisha”: racconto sull’immigrazione in Calabria;
– Festival Tropea Leggere e Scrivere 2016: Tra edito ed inedito: “L’ombra di Diana” e “Bella di notte”.
Opere pubblicate:
“Il municipium di Vibo Valentia”, 1992
 “Il segreto della ninfa Scrimbia” 2012
“La signora del Pavone blu”, 2013
“La fiaba di Scrimbia”, 2014
Seconda edizione riscritta e ampliata de “Il segreto della ninfa Scrimbia”, 2014
“Rosaria, detta Priscilla, e le altre – Storie di violenza e femminicidio” 2015
“Angela la malandrina – Storia di brigantaggio e libertà”, 2015
“L’ombra di Diana”, 2016
INTERVISTA A CURA DI LAURA PERCASSI:

I suoi romanzi stanno riscuotendo uno straordinario successo. Le donne sono le sue protagoniste. In quali direzioni sta andando l’emancipazione femminile, e quali sono i pericoli più grandi che incontra?

L’emancipazione femminile è in fieri, è un cammino inconcluso, sofferto e lungo come la notte dei tempi, nonostante passi avanti ne siano stati fatti. Ma, specie al Sud, ci sono retaggi atavici e luoghi comuni, per non dire pregiudizi e tare, molto pesanti e difficili da smuovere. Perché? E’ il modello antropologico occidentale, al quale noi apparteniamo, che pesa sulle nostre teste e non permette la piena evoluzione del pensiero, oltreché dell’azione.  E’ un pensiero comune – che parte da Omero – che ha sempre visto la donna come “oggetto”, non come persona e inferiore rispetto all’uomo. La storia delle donne è costellata di dolore, soprusi, sopraffazione, violenza. Ogni giorno la donna deve dimostrare di valere, deve auto-affermarsi per essere poi convalidata dagli altri. Ancor oggi i ruoli più importanti sui posti di lavoro sono detenuti dagli uomini e molte donne vi rinunciano perché antepongono la famiglia alla carriera. La donna deve continuamente dimostrare di sapercela fare, di cavarsela, e non solo agli occhi dell’uomo. C’è purtroppo, anche una guerra con le altre donne che difficilmente si mettono in circolo e creano momenti di solidarietà per un comune intento. Quando immagino le mie “eroine di carta”, m’immedesimo totalmente nei loro problemi e le confesso che anch’io ho dovuto –  e devo –  superarne per sostenere il mio credo laico volto alla creazione di un “mondo su misura per le donne”.

Il suo ultimo libro, “Angela la malandrina”, racconta di una ragazza dell’800 fuggita da casa per disperazione, che si dà alla macchia e si unisce ai briganti della Sila. È protagonista di un’avventura incredibile fatta di coraggio e paura, rischio e gloria. Perché Angela è un personaggio così attuale?

Angela, detta “la malandrina”, è il prototipo della ribelle, di colei che rifiuta un cliché pre-costituito e si batte per la propria libertà. Potrebbe essere una donna dei tempi d’oggi perché manifesta un pensiero scevro da costrizioni, pur in una società chiusa e patriarcale qual era quella contadina della seconda metà dell’800 in Calabria. Angela è arrivata all’auto-determinazione, sceglie di fuggire da casa prima e di imbracciare un fucile e vestirsi da uomo per calarsi fino in fondo nel ruolo di brigantessa. Tocca a lei la scelta, nessuno gliela impone. E’ chiaro che, trattandosi di personaggio letterario, ho “calcato le dosi” quanto a epicità e tragicità, lavorando per “parossismo”: quello della Malandrina è il dramma non solo di una donna o, meglio, di un individuo, ma di un intero popolo. E’ una “storia che brucia ancora”, perché ancora poco si è detto e scritto sul brigantaggio post-unitario nel Sud Italia. Perciò la mia Angela è attuale sia come donna che come personaggio storico.

Questo libro racconta una storia sul brigantaggio diversa da quella che ci hanno insegnato a scuola, dove Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele erano dipinti come eroi e liberatori. Si è scritto molto per recuperare il vero senso del brigantaggio postunitario, e si è iniziato a far luce su questi 150 anni di menzogne sulla storia d’Italia. Eppure sembra che i monumenti di questi falsi eroi risorgimentali siano ancora nelle piazze, e i loro nomi siano ancora idolatrati nei libri di testo. Le nuove generazioni hanno preso coscienza della verità storica sul Mezzogiorno?

Le nuove generazioni conoscono quanto noi insegniamo loro. Siccome io sono una formatrice culturale, ho deciso di scrivere soprattutto per far conoscere ai giovani, i miei figli in primis, storie sommerse e da riscrivere, che appartengono tutte alla mia terra. La mia vena non è solo letteraria, ma soprattutto storica. E’ dall’indagine sul passato – lontano o recente – che traggo spunto per i miei romanzi e racconti nei quali la propensione è sicuramente didattica, ma la mèta è certamente l’acculturazione profonda e fatta senza vincoli, ma come puro piacere e allettamento. Vengo dal mondo della scuola e ne conosco pregi e difetti: una lectio storica non arriva quasi mai nel profondo dell’animo, ma un racconto intriso di pathos sì! Purtroppo lavulgata storiografica sul tema scottante del brigantaggio è arci-nota, perciò ho voluto, con la mia opera, riaprire vecchie ferite che non si cicatrizzeranno mai: il Sud ricorda ancora questa piaga che fu il brigantaggio, stampato a fuoco sulla propria pelle. E’ il senso di appartenenza alla mia terra – bella e maledetta – che mi ha spinto a scrivere la storia della Malandrina, alla quale fanno da sfondo vicende reali che hanno intinto di sangue, abominio e disonore la vita delle plebi meridionali. Ho scritto di getto, spinta dall’indignazione e dal dolore, ma certa di compiere un ufficio importante per i giovani che, leggendo, apprenderanno e, quindi, capiranno. Il mio vantaggio è che, lavorando a contatto con loro giornalmente, ne tasto gli umori e ne conosco gusti e inclinazioni e mi piace sollecitarne la fantasia e sollecitarne la riflessione.

Parlando sempre di giovani, cosa significa essere uno scrittore all’epoca di Facebook? Lei è anche una professoressa, qual è il rapporto tra giovani, libri e cultura oggi?

Facebook è una grande risorsa, se saputa usare in maniera consona. Ho capito che, se sei una persona vera, il messaggio arriva in modo autentico. La comunicazione è fondamentale ai giorni d’oggi… ma da qui a dire che noi siamo ciò che digitiamo su una tastiera o sul touch-screen di un tablet o di uno smart-phone … ne corre! Fosse per me presenterei le mie opere in maniera diretta ma il problema è che non sempre ciò è possibile per problemi di tempo, spaio, organizzazione. Uno scrittore oggi non può non avere un suo profilo FB o una pagina artistica o un blog o altro: io mi auto-pubblico, non ho colossi editoriali alle spalle per cui devo darmi da fare per farmi conoscere. Riguardo alla seconda domanda, “relata refero”, cioè riporto quanto già si dice: i giovani leggono poco o niente, così come gli adulti. Al Sud, poi, si va di male in peggio. Non è colpa loro se non leggono. L’educazione alla lettura non viene realmente perseguita dalla scuola italiana e solo uno svecchiamento di corposi programmi ministeriali e uno snellimento dei curricoli potrebbe agevolare il compito dei prof. volenterosi di far conoscere le delizie del leggere. Non basta “Il Maggio dei Libri” o “Libriamoci”: manifestazioni validissime alle quali aderisco sempre, ma che hanno valore episodico. Occorre una pratica costante e monitorata, da affidare a insegnanti capaci. Il rapporto tra giovani e cultura, allo stato dell’opera, è pressochè nullo: i ragazzi amano chattare, non leggere e neanche l’e-book mi pare che abbia ingenerato una rivoluzione in questo senso. Allora perché scrivere? Semplicemente perché non sono d’accordo con tutto ciò e finché avrò voglia, ispirazione e salute, mi sforzerò di offrirmi come “testimonial” proponendo, ovviamente, la lettura delle mie opere.

Domanda: Leggere aiuta le nuove generazioni a ragionare con la propria testa e a cavarsela nel complesso scenario contemporaneo? Come i senior possono incoraggiare i giovani a leggere di più?

Se io non credessi fermamente nel valore del libro, non starei certo qui a rispondere alle sue preziose domande. Un libro è un mondo nelle tue mani, ma qualcuno potrebbe obiettarmi che anche un tablet lo è … e come smentirlo? Ognuno persegue la propria finalità: io ho scelto quella – forse ardua – di proporre la letteratura. Per farlo, ho deciso di scrivere in maniera “democratica”, senza idolatrie e accademismi, ma presentando opere che, nella loro varietà, hanno una nota in comune: la scrittura come avventura dell’anima e metafora del viaggio umano, teso alla conoscenza e al miglioramento etico perché, come disse Dante, non fummo “fatti a viver come bruti” .

2 Risposte a “INTERVISTA ALL’AUTRICE: M.CONCETTA PRETA luglio 2016”

  1. Per puro caso mi sono imbattuto nel sito e ho letto del tuo libro “Angela la malandrina” e ho sentito il desiderio di esprimere la mia stima alla autrice per il lavoro svolto per l’affermazione di una verità storica.

I commenti sono chiusi.