Attraverso la narrativa, la riflessione sull’universo dei pre-adolescenti della scrittrice Titti Preta col prossimo libro: “Dài, che ce la fai”.

 

 

 

Nel mio prossimo libro per ragazzi, intitolato “Dai che ce la fai”, in libreria da fine gennaio, mi occupo del bullismo e delle forme del disagio tra i preadolescenti, come l’anoressia, con la storia di Debora, Barbara e Renato, tutti ragazzini che vivono piccoli-grandi drammi che li conducono sull’orlo di un baratro.

Si tratta di vicende di oggi, con argomenti attuali e intensi, tematiche adolescenziali coinvolgenti, non dimenticando mai il piacere della lettura e della riflessione didattica.

La metafora del racconto d’invenzione serve a capire la genesi di problemi così tanto diffusi, che risiede in una serie di concause. A tal fine ho estratto alcuni brani tratti dalla mia pubblicazione destinata proprio ai ragazzini delle scuole medie.

Riguardo alla presenza di adulti e genitori distratti, ecco cosa pensa Debora: “Papà non si accorse come al solito di nulla. La sua attenzione era assorbita dall’anteprima della partita della Nazionale in tv. Debora lo fissava: per lui andava sempre tutto bene. Spariva per tutta la giornata, tornava alle 18, faceva la doccia, indossava il pigiama e si stravaccava sul divano, aspettando la cena. Non lo si doveva scocciare, era stanco morto.”

Riguardo all’influenza dei social nella vita di ragazzi (cyber bullismo): “Così le venne in mente la tragedia di Carolina, una quattordicenne di Novara morta suicida per un video su Facebook. Si era lasciata cadere dal terzo piano di casa, stanca di essere derisa dal gruppo di amici che qualche settimana prima aveva postato un filmato che la ritraeva ubriaca e in loro totale balia. Oppure il caso di Luca, un quattordicenne di Padova che era martellato dagli auguri di morte dei compagni su una chat cui si era iscritto, tipo: – Secondo me tu stai bene da solo perché fai schifo come persona! – Sai con cosa è meglio suicidarsi? Con una lametta! Che aspetti?- Spero che uno di questi giorni ti taglierai la vena del collo e morirai! – Noi preghiamo che tu la faccia finita al più presto. Crepa! … E tante altre frasi come macigni, digitate con cattiveria perversa a cui era difficile trovare un senso e che annientarono il ragazzino, già abbastanza complessato di suo. Pure lui mise fine alla sua vita, gettandosi dall’ultimo piano di un albergo abbandonato della periferia, rifugio di tossicodipendenti e sbandati. Infine la tragedia di Tiziana, una ventenne di Napoli che non aveva retto alla vergogna di vedere le proprie foto intime pubblicate su Internet dall’ex fidanzatino che l’aveva piantata, un mostro che lei credeva di amare. Come si può essere tanto insensibili nei confronti di una che ti ama?”

Riguardo al rapporto della vittima col bullo: “Era come se tirasse fuori solo odio puro nei confronti del mondo, non solo verso Debora. – Ma perché sei così cattiva? – non poté evitare di chiederle, come se ne avesse compatimento – Io non t’ho fatto mai niente. Non ti parlo, non ti cerco. Per me tu non esisti. Sei nulla, Marcella. – E tu invece per me esisti, eccome! E ti odio perché sei una sfigata! – rispose a muso duro, seria e convinta – Io non ti sopporto! Tu hai sempre avuto tutto: una famiglia, i soldi, la casa… io niente! Perseguitarti è la mia ragione di vita, il motivo per cui vengo a scuola e riempio le mie inutili giornate.”

Nel libro analizzo anche il tema dell’anoressia con la storia di Barbara, donna-bambina cresciuta in fretta. Una precoce iper-sessualizzazione investe le bambine del mondo occidentale, in cui gli adulti non sanno adempiere ai loro elementari compiti di cura e tutela, siano essi genitori o educatori. Il mondo delle pre-adolescenti è in particolar modo bersagliato, anche grazie all’uso indiscriminato dei social network, dalla crescente offerta di diete e cure di bellezza, dalle nuove tendenze della moda, dalla condivisione di testi, video e immagini a sfondo sessuale … al punto che l’universo bambina non esiste quasi più! Si diventa subito donne, o meglio è il corpo a farlo, non la testa. Fin da piccolissime i media, la pubblicità, il cinema, i contesti sociali di appartenenza insegnano alle bambine qual è il loro posto e cosa ci si aspetta da loro. L’oggettificazione sessuale e la rappresentazione dominante del corpo delle donne sono pervasivi al punto tale da indurre in loro i processi di profonda interiorizzazione.

Ecco cosa fa Barbara, nell’abisso dell’anoressia: “La prima volta che si è provocato il vomito, inginocchiata davanti al water, non sapeva cosa fare, si sentiva persa. Si è infilata le dita in bocca, ma non aveva il coraggio. Si è fatta forza e ha fatto scivolare in gola due dita. Ha sentito l’acido che le inondava gola, lingua e naso. Ha pianto e ha visto il cibo in fondo alla tazza, era la lasagna che aveva mangiato per compiacere la mamma. Si è alzata, si è sciacquata la bocca e il viso, si è riavviata i capelli. Si è guardata allo specchio, a testa alta. “Sono bella. Ce l’ho fatta.”

Contro bullismo e anoressia, che fare? Determinante il ruolo della famiglia, della scuola, della società. Soprattutto dietro i banchi sarebbe auspicabile che venisse impartita sin dalla scuola dell’infanzia un’educazione sentimentale e sessuale, necessaria anche per prevenire gli stereotipi e i principi della violenza, oltre che per sviluppare fiducia in sé stessi, l’autonomia e la libertà. Non semplice, ma neanche impossibile. Basta volerlo.

Tuttavia, leggete quest’ultimo estratto da uno dei racconti (la vicenda di Renato, a cui viene affibbiato un soprannome infamante, “l’imbranato”, e diventa bersaglio dei bulli fin dalla tenera età) in cui a parlare è un’insegnante: “Me lo dice lei, cara signora, come facciamo a seguire uno per uno i ragazzi di una classe-pollaio di trenta alunni? Voi genitori esigete troppo da noi poveri cristi che solo a tenere il silenzio ci sgoliamo e corriamo il rischio di ammalarci! Dovreste invece interessarvi a noi quando protestiamo per la qualità della scuola… e non quando si verificano piccole scaramucce tra coetanei che tutti abbiamo vissuto! E lasciateli crescere i vostri pargoli, fate in modo che si creino la loro corazza… non proteggeteli sempre, se no quando saranno davanti ai veri problemi … che faranno?!”

       

Prof.ssa Titti Preta