Menzione d’onore e Vittoria del Premio “Scrivere,che passione!”

È una liceale del Morelli la vincitrice del Premio “Scrivere, che passione!” … e la sua prof di Scrittura riceve la Menzione d’onore

Copertina dell’Antologia del Premio

A Tropea, Borgo dei Borghi 2021, nella fastosa Cappella dei Nobili (sec. XVI), il 30 settembre si è tenuto l’evento finale del Premio letterario “Scrivere, che passione!” indetto dall’Associazione Nazionale delle Università della Terza Età – Unitre, presieduta dalla giornalista Vittoria Saccà.

Il tema del concorso quest’anno è stato: “Tradizioni, fatti e personaggi della Calabria, sia di ieri che di oggi”

 

Considerevole è stato il numero dei partecipanti, anche fuori dalla Calabria. Le loro opere, inviate in forma anonima alla propria sezione di riferimento hanno toccato ampie tematiche come: il lavoro, l’emigrazione, la figura della donna, aneddoti di vita vissuta, feste popolari, ritualità, miti antichi, recupero della memoria e senso dei luoghi di appartenenza.


Molto gradita è stata la partecipazione delle Scuole di ogni ordine e grado.

La giuria è stata composta da: Emanuele Aloisi, che ha presentato nella serata l’Antologia del Premio contenente tutti i racconti vincitori e menzionati (Mario Vallone editore); Giovanna Bombaci, Nicola D’Agostino, Lilly Pagano, Anna Vinci. Tutti i racconti pervenuti sono stati accompagnati da giudizio valutativo e motivazione di cui si è data lettura.

Per la Sezione “Scuola – Istituto Superiore” è risultato Primo classificato il racconto: “La monachella della fontana fatata” di Marisa Calzone, studentessa della classe V B del Liceo Classico Morelli di Vibo Valentia, accompagnata dalla sua docente di Italiano, che l’ha seguita nel percorso di partecipazione al Premio: la prof.ssa Maria Concetta Preta, la quale ha ricevuto la Menzione d’onore per il Saggio: “Ex noto novum” contenente due cantiche o rapsodie popolari: “La profetessa Manto” e “Donna Canfora”, ovvero un recupero creativo della vulgata orale.

Ha così dichiarato l’Autrice intervistata appena dopo aver ricevuto la Menzione d’Onore: “La civiltà della Calabria discende dall’antica Grecia, attraverso la koinè ellenistico-mediterranea e la sintesi romana, per poi passare al Medioevo cristiano. Di tutti i popoli che ci colonizzarono, di ogni passaggio umano serba le tracce, riscontrabili anche in un toponimo, un epiteto, un detto, una novellina, una credenza, un rito. Conoscerla è compiere un viaggio sui luoghi della storia. Historia è la “ricerca autoptica”, come dice Erodoto, il “pater historiae”, che fu grande viaggiatore. In Grecia antica i primi storici sono i Logografi, che scrivono dei luoghi prima che dei fatti: Ecateo o Ellanico o Timeo furono topografi! Il cammino è  conoscenza: grandi camminatori sono stati in tempi recenti il glottologo G. Rohlfs e l’archeologo P. Orsi. Discitur ambulando, dissero gli Antichi: s’impara camminando.

Nei luoghi, richiamati nelle mie due leggende versificate, c’è la nostra identità. È la favella umana un’eterna creatrice di racconti, nutrita dall’osservazione diretta della realtà e dal desiderio di lasciare traccia di un episodio o di un particolare che ne ha destato la sympatheia , cioè la condivisione di stati d’animo all’interno di un gruppo e di un territorio di appartenenza. Il ruolo che il popolo calabrese ha avuto per la permanenza e la sopravvivenza di riti, usanze, modi di dire e addirittura idiomi è indubbio. Nella sua fantasia, che si fa parola, è racchiuso un mondo intero. Si tratta

del forziere dell’Oralità: esso contiene la vox populi, simile ai poemi omerici. Tocca a noi aprilo e divulgarlo.”

Il racconto della studentessa della prof.ssa Preta, M.Calzone, è una favola popolare che ci riporta alla Magna Grecia e al culto delle Najadi, ninfe benefiche che proteggevano le fonti (la più nota è Arethusa). Nel nostro territorio vi era la ninfa Scrimbia, cristianizzata poi dal volgo nella Monachella della fontana fatata (Monacheja): a questa fontana si reca più volte una ragazzina di nome Mariuccia ad attingere l’acqua e qui viene captata dalla misteriosa presenza di una strana figura, addobbata come una monachella, un folletto al femminile, che vorrebbe irretirla. Si tratta di un atavico retaggio di superstizione popolare nata come risposta alla virtù profetica delle acque in cui mescolano paura e attrazione, una sorta di malia che fa perdere il raziocinio e crea un effetto straniante, com’era tipico nei riti del paganesimo.

A suggello, ecco quanto ha espresso la Presidente dell’UNITRE: “Leggere questi racconti, e in particolare quello Vincitore assoluto della liceale del Morelli, è stato un ritorno al passato, che ha suscitato ricordi ed emozioni. È stato un andare su e giù per la Calabria scoprendo personaggi e luoghi legati alle tradizioni popolari. Credo che l’idea di lanciare il concorso di scrittura per sopravvivere alla pandemia sia stata un’idea vincente.”

Grande soddisfazione è stata espressa dal Dirigente Scolastico del Liceo Classico Morelli Ing. Raffaele Suppa per la vittoria della studentessa, il cui racconto è l’espressione più autentica dell’attaccamento dei giovani alla storia locale: una scuola innovativa e al passo coi tempi è quella che offre una formazione culturale vera ai suoi studenti e ne promuove le competenze nella maniera più completa possibile. Tra queste, non può mancare la scrittura, basilare per i giovani di oggi, così tanto dipendenti dallo smartphone: ebbene, trovare chi si dedica a comporre testi, a fare ricerca e a riflettere è una risorsa incommensurabile.

Prof.ssa Titti Preta – scrittrice