Omaggio a Gianni Versace

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UNA MODA CHE PARTE DAL SUD

OMAGGIO A GIANNI VERSACE PER I SUOI 75 ANNI

Vibo Valentia, 2 dicembre, Istituto Galileo Galilei. Una ricorrenza imperdibile, una di quelle date da ricordare: il compleanno di Gianni Versace. Settantacinque anni, se solo fosse vivo. E invece no. Una tragica mattina di luglio il filo della sua vita fu reciso. 15 luglio 1997: Gianni esce a fare una passeggiata. Dal bar all’acquisto dei giornali. Di solito ci va il suo assistente, ma stavolta vuole andarci lui. Qualche attimo dopo, l’imperatore della moda giace immobile in una pozza di sangue, le chiavi di casa da un lato e il giornale dall’altro, di fronte la porta di ingresso. Disperato, sulla soglia, il suo compagno supplica i paramedici di aiutarlo. Mentre il corpo insanguinato dello stilista viene caricato su una barella, giù in fondo alla strada un ragazzo corre disperato, zigzagando tra i bronzi di Riace che sfilano sulla strada di ‘Miami Vice’. In mano ha una pistola. Nel petto, il cuore palpita frenetico.

Ma stavolta non vogliamo narrare l’assassinio di Gianni Versace, ma la sua vita.

Tre fratelli: Gianni, Santo e Donatella, dopo gli studi a Reggio Calabria, coltivano i propri sogni. Nessuno si sarebbe aspettato il successo stratosferico di Gianni, il genio di casa, ma il talento e la perseveranza continua accompagnano la sua ascesa e sono da esempio per i giovani calabresi. La Calabria non deve essere un limite per le aspirazioni, perché non si va avanti solo con le raccomandazioni, ma bisogna avere il coraggio di agire e credere in sé stessi., questo dice Santo ai ragazzi in sala.

Gianni Versace all’inizio si indebitò per creare le sue prime sfilate, pagando di tasca propria la realizzazione degli interi eventi, eppure è stato ripagato fino all’ultimo centesimo. La sua figura è celebre ovunque, la moda che ha creato va oltre i vestiti, arrivando a collaborazioni con i settori più disparati: auto, design interno, profumi, gioielli…

La Repubblica lo ricorda come “Un principe abbattuto nel proprio sangue, con una mano distesa verso i suoi dipinti ad olio, i suoi arazzi, i suoi ori. Aveva convinto il pubblico che la sua vita era così emozionante come i modelli da lui disegnati”. Aveva raggiunto il suo boom collaborando con importanti fotografi, con Elton John, con Madonna e con top model del calibro di Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Linda Evangelista.  Ha portato avanti il suo progetto, il suo stile, senza mai dimenticarsi della sua origine, eppure la Calabria non è stata tanto grata verso il figlio esule che viveva con nostalgia il legame son le sue radici. Un nome che sarebbe stato un vanto per tutti, ma in Calabria, per ignoranza e diffidenza verso il successo altrui, ci arrendiamo alla staticità e non apprezziamo e valorizziamo chi merita.

L’evento si è arricchito con le letture ad alta voce di due lettrici del Liceo Classico, classe V A, coordinate dalla Prof.ssa Maria Concetta Preta, Cattedra di Lingua e Cultura Italiana, che ha espresso la propria riflessione, omaggiando il grande stilista con due intensi testi da lei creati: “La Magna Grecia nell’arte di Versace” e “Miti e luoghi dell’Ellade nella moda di Versace”.

La Calabria è uno scrigno chiuso. Basta sollevare il coperchio e i gioielli vengono alla luce nel loro splendore. Di brutto troppo spesso c’è che per togliere il tappo bisogna andar via. Ma, «quando nasci in un posto come la Calabria, e tutto intorno c’è la bellezza delle terme romane, dei monumenti greci, non puoi fare a meno di essere influenzato dalla classicità».

La storia di Gianni Versace è la storia di una rivoluzione che va oltre il visibile, concepita da un’icona che ha dedicato la sua intera esistenza alla bellezza. Nato nel profondo sud, a Reggio, sua madre Francesca lavora tra il laboratorio di sartoria e la boutique di alta moda. Di questi ambienti è assiduo frequentatore Gianni, che negli anni cinquanta impara il mestiere divenendo un abilissimo artigiano della stoffa. È proprio questo il contesto in cui il creativo conosce la bellezza; tra i tessuti impilati negli scaffali della sartoria, le donne del sud – matrone formose, maestose e con scollature provocanti – affascinano il giovane che proprio sul corpo femminile fonderà la sua rivoluzione. L’immaginario della donna rappresenta una delle più rilevanti rotture col passato. Il corpo femminile diviene un manifesto che grida trasgressione e libertà, potere e autorevolezza. Le donne Versace sono vere donne. Le modelle abbandonano il ruolo di manichino che fino ad allora le ha rappresentate per caricarsi di erotismo e passione.

Artigiano e artista creativo, Versace è un esempio per noi giovani. Con il suo genio ha reso internazionale la Calabria con il marchio della Medusa e ha unito insieme originalità e arte, rielaborando la tradizione del mondo classico della Magna Grecia e mantenendo un forte legame con le sue origini.

La Magna Grecia è vicina più di quanto disinteresse e incuria non facciano pensare. Prestare più attenzione al periodo più splendente della storia della Calabria non è solo un dovere se si vuole guardare a un futuro partendo dalle migliori radici di questa terra, ma è anche un gran piacere della mente e uno dei capitoli più luminosi della storia del Made in Italy.

Un paradigma per i giovani, che inviti a recuperare i mestieri tradizionali su cui costruire un’opportunità per il futuro, è sicuramente Gianni Versace, che amò sconfinatamente il passato della sua terra.

Incoraggiato dalla forte passione e dalla condizione economica favorevole in cui l’Italia versava, il venticinquenne Gianni lascia la Magna Grecia e parte alla volta di Milano nel febbraio del 1972. La capitale della moda e degli affari, la “Milano da bere”, mette alla prova lo stilista che assume la direzione creativa di diverse maison e gli conferisce una prima fama, decisamente positiva, trampolino di lancio nel fashion universe.

Come un eroe del mito, Versace esaudiva la brama universale di effetti sgargianti. Egli stesso è un’icona e le icone non possono morire, non devono morire. Sono la nostra personale illusione di immortalità.

 

 

 

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