School writing di T.Preta: Incontro tra Dante e Leopardi

SCUOLA DI SCRITTURA CREATIVA DELLA PROF.SSA TITTI PRETA

…aspettando il Dante dì, 25 marzo 2020 e ricordando sempre i 200 anni della composizione de “L’infinito” leopardiano:

 

DIALOGO IMMAGINARIO TRA GIACOMO LEOPARDI E DANTE ALIGHIERI

 

Firenze, caffè Paskowski, piazza della Repubblica. Una splendida mattinata autunnale dei primi dell’800.

Il giovane Leopardi si immerge nelle sue idee, sempre profonde e irraggiungigibili a più, mentre gusta un caffè ristretto.

Improvvisamente, gli appare il suo Maestro: Dante. Sguardo altero e borioso, egli disdegna il consesso delle persone da poco, dei vili, degli ignavi, degli ignoranti e si volge a lui, trovando comunità di intenti e modi familiari.

I due danno fiato al loro pensieri.

Leopardi: Dimmi Dante, come ti sei sentito dopo la morte di Beatrice?

Dante: Non puoi immaginarlo. Ero devastato, distrutto emotivamente con i morale ai livelli del Cocìto. Mi sono lasciato trasportare e sono caduto nel peccato. Per fortuna il buon vecchio Virgilio mi ha aiutato.

L.: Dante, ho una curiosità: hai scritto altro oltre alla Commedia? Certo, è la tua opera più famosa, ma non risulta sian l’unica.

Dante: Hai ragione, non è l’unica. Vedi ho iniziato a scriverla da giovanissimo: essendo nato nel 1265, quando scrivevo la Vita Nuova avevo circa 30 anni.

L.: Descrivimi in breve queste tue opere.

Dante: C’è il Convivio, che è un’opera di divulgazione filosofica scritta in volgare, così che tutti possano leggerla; il De Vulgari eloquentia, che paradossalmente è scritto in latino, ma tratta della lingua volgare; la Monarchia, in cui illustro le mie idee politiche ed infine le Rime, circa una cinquantina di componimenti che i posteri hanno gentilmente raccolto e
ordinato.

L.: Sono davvero tantissime! E dimmi, le hai scritte tutte a
Firenze? 

Dante: Purtroppo no. Sai, nel 1302 sono stato condannato per corruzione dai guelfi neri, che avevano preso il potere, ed esiliato. Corrotto! Io, che per il bene della giustizia ho addirittura mandato in esilio Guido Cavalcanti, il mio più grande amico! Ovviamente mi hanno offerto di rientrare a Firenze non una, ma ben due volte, ma io non ho creduto.

L.: Davvero? E dopo cosa hai fatto? 

Dante: Per i primi due anni mi sono unito agli altri esuli in vani tentativi di ritornare nella mia amata Firenze, ma dopo la sconfitta nel 1304 nella battaglia della Lastra mi sono staccato dai miei compagni e ho iniziato il mio doloroso viaggio nelle corti dei signori italiani, in cerca di ospitalità. Non mi  dimenticherò mai i signori di Verona, i Della Scala, e nemmeno
quelli di Ravenna, per la loro gentilezza e bontà.

Ti sei annoiato a farmi tutte queste domande? 

L.: La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani.

Dante: Ma bisogna intenderci su questa parola. Per molti la noia è il contrario del divertimento, che è distrazione e dimenticanza.

Leopardi: La noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi versi essa assomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure un genere molto particolare.

Dante: E riguardo la religione cosa pensi?

Leopardi: Per quanto riguarda l’aspetto religioso mi definisco un non credente. Per me non esiste nessuna entità superiore, è per codesto motivo che tu non hai riscontrato nelle mie opere questo aspetto.

Dante: Ma oltre ai libri ti sei mai guardato intorno?

Leopardi: Certo che mi sono guardato intorno e vedo le cose con razionalità senza gli abbellimenti che l’uomo aggiunge per non soffrire davanti all’ “arido vero”.

Dante: A cosa ti riferisci con l’espressione “arido vero”?

Leopardi: Intendo dire, che l’uomo fa parte di un processo biologico…nasce, cresce e muore in un circolo senza fine e senza fini. E’ oggettivo, anche se per l’uomo è difficile da accettare.

Dante: Hai mai letto la Bibbia? E se sì cosa pensi del fatto che dice che Dio ha creato l’uomo in propria immagine e somiglianza?

Leopardi: Sì, l’ho letta. Da ragazzo ho avuto due sacerdoti come insegnanti e posso dire di essere stato allora credente. E’ solo che  crescendo si prende consapevolezza di come è veramente la vita. Per questo adesso non credo più nelle illusioni.

Dante: Incontrarti è stato un onore, un’esperienza di quelle che non si possono dimenticare.

Leopardi: Anche per me è stata una serata interessante, non mi capita spesso di incontrare un illustro signore come te.

Mentre i due si stringono la mano entra il cameriere.

Cameriere: Signore, mi spiace disturbarvi ma è arrivata la carrozza dei suoi ospiti.

Leopardi: Va bene. 

Il cameriere se ne va e i protagonisti della nostra storia lo seguono fino all’uscita, dove si salutano con l’idea di rivedersi, chissà…

Jessica Sicari, classe 5 C Liceo Classico M.Morelli – Vibo Valentia, cattedra di Italianistica della prof.ssa T. Preta