Summer school writing della Prof.ssa T.Preta: La Lisistrata di M.Bonanno recensita da una maturanda

Cari lettori del mio blog, è oggi la volta di una recensione di un testo teatrale di chiara fama, riletto e riadattato per i giovani d’oggi.

La mia alleva Antonella Schiavello, sul finire di questa scuola di scrittura estiva, ha prodotto un bel testo da me emendato.

E’ il mio omaggio all’autore, augurando che la sua opera venga rappresentata nel nostro territorio e, soprattutto, sia fruita dai nostri liceali.

Prof.ssa Maria Concetta Titti Preta

LISISTRATA È TORNATA

(Mettete i fiori nei vostri cannoni)

Di Maurizio Bonanno

Recensione di A. Schiavello, classe V C Liceo Classico M.Morelli – Vibo Valentia (cattedra di Italianistica) 

  La reinterpretazione, a cura di Maurizio Bonanno, della Lisistrata di Aristofane è certamente degna di un’attenta lettura in quanto curata nei minimi particolari con il fine di adattare il pensiero originario della commedia nel periodo storico della nascita e diffusione del femminismo e del pacifismo in Italia, ossia gli anni ’60.

  “Mettete i fiori nei vostri cannoni”, il brano de “I Giganti” è la colonna sonora che sospinge l’intera narrazione. L’incessante ripudio delle lotte armate e il prevalere dei valori, quale la pace e l’armonia ricercati dai cosiddetti “Figli dei Fiori”, è il clima che pervade la riscrittura della commedia in chiave moderna.

  In questo contesto di cambiamento, le donne, coloro che più di tutti soffrono durante i periodi di guerra, decidono di formare un’incorrompibile alleanza fra di loro per far cessare il conflitto. Decidono così di rinunciare al sesso con i propri mariti per riuscire nel loro intento.

  Dunque, la condizione che ha determinato l’inferiorità e la sottomissione delle donne agli uomini, diviene lo strumento delle stesse per il compimento della loro volontà.

  Lisistrata, “colei che scioglie gli eserciti” assume il ruolo di portavoce del pensiero “pre-femminista” e, con grande determinazione così come con ironia, riesce a convincere tutte le donne sulla bonarietà del suo rivoluzionario progetto.

  Ella è in netto contrasto con il marito Astride che, al contrario, non riesce ad assumere una posizione nel conflitto e preferisce rimanere neutrale davanti a situazioni in cui invece schierarsi è fondamentale e non farlo equivale a essere complici e pigri mentalmente, alla maniera degli ignavi danteschi che “visser sanza infamia e sanza lodo”.   Egli preferisce farsi guidare dagli eventi piuttosto che esservi partecipe.

  Dunque, in questo adattamento, il rispetto dei personaggi è altamente soddisfacente e fondamentale poiché la puntigliosa creazione di ognuno di loro è volta a rappresentare ogni aspetto della società in cui vivono: la polis greca del V secolo a.C., alle prese con la Guerra del Peloponneso o Guerra dei Trenta anni (431-401 a.C.), di cui è cronista lo storiografo Tucidide, come quella intrisa di ideali pacifisti (era in atto la lunga guerra in Vietnam) e radicalizzata dalla rivoluzione culturale  della seconda metà degli anni 60.

  La società, attraverso le sue istanze civili, sospinge ai cambiamenti, sentiti profondamente da chi è cosciente del presente, ma questi sono spesso ostacolati dai governi, conformi a regole inveterate e spesso insormontabili: da questa dicotomia nascono gli eroi, che lottano per incidere sul presente proponendo alternative che spesso rimangono sul piano ideale. Viene in mente Antigone, la ribelle che combatte per trasformare il diritto greco alla degna sepoltura, spinta dal grande affetto verso il fratello Polinice rimasto insepolto e che si scontra con la legge, rappresentata dallo zio Creonte.

  Nella Lisistrata la società non cambierà, nonostante la “folle genialata” dell’eroina, in nessuno dei suoi aspetti fondamentali, però avanzerà un’idea: la dimostrazione di ciò che può avvenire quando le donne fanno fronte comune per ciò che le riguarda direttamente. E quest’idea dovrebbe servirci ancora oggi e rappresenta la posizione d’avanguardia di Aristofane, nonostante la sua “satyra in foeminas” che, da buon conservatore, non risparmia a quello che rimane, nonostante il capovolgimento dei ruoli, “il sesso debole” (a cui Aristotele non assegnò il lògos, prerogativa degli uomini).

  La scelta di adattare questa commedia negli anni 60 e farla rivivere in quel periodo è particolarmente adatta in quanto è l’esatto momento in cui la comunità femminile decide che qualcosa deve cambiare e che ci può essere un punto di svolta.

  Le donne verranno in tutti i modi ostacolate dagli uomini. Tuttavia, alla fine riescono a prevalere con determinazione, controllo e grande volontà.

  Gli uomini, al contrario, risultano sperduti e disorientati, perché non riescono a capacitarsi al cambiamento e rimangono intrappolati nella rete che essi stessi hanno tessuto per secoli. Vengono lesi nel loro punto più fragile: gli istinti sessuali.

  Escamotage utilizzato con perizia da Aristofane per inveire contro quegli aspetti più patologici del tempo.

  Stesso espediente che utilizza la Lisistrata di Bonanno per affermare la parità fra uomo e donna, anche se con una sottile differenza: l’eleganza nell’agire coscienzioso fa sì che l’adesione delle donne all’abile piano da stratega di Lisistrata abbia un risvolto positivo e ciò naturalmente lascia senza parole gli uomini, che non avrebbero mai creduto che le donne, unite, fossero capaci di tutto ciò.

  A livello stilistico, la riscrittura di Bonanno fa leva su un parlato scorrevole e realistico che rende sorprendentemente piacevole la lettura di un testo teatrale e riscoperta di un classico eterno che c’è da augurarsi che sia rappresentato per un pubblico eterogeneo.